la confraternita di san Rocco (pagina dimostrativa)

 

Le fonti

Chi si accinge ad allestire un repertorio di risorse indirizzate allo studio della genesi e dell’evoluzione storico-politica delle confraternite, molto spesso è costretto ad affrontare una serie di ostacoli non indifferenti, se non insormontabili. In primo luogo a causa della natura stessa dell'oggetto in questione, ambiguo e sfuggente ad ogni definizione anche in presenza di indicatori spaziali e temporali ben delimitati; appare problematico persino addentrarsi nella disquisizione terminologica, fenomeno che ha dato vita a fioriti dibattiti incentrati sulla continuità tra associazionismo antico e medievale o sul rapporto tra confratrie, confraternite e corporazioni. In secondo luogo per la vastità e varietà dei settori disciplinari che hanno attribuito alle confraternite un ruolo preminente nello sviluppo della civiltà medioevale e moderna, dall'arte alla musica, dalla letteratura alle scienze sociali, ognuno dei quali svolto attraverso una metodologia propria ed una personale lente d'ingrandimento (M. Gazzini, Confraternite religiose, 2000).

Se poi si scende nel dettaglio delle singole realtà locali, specie se si tratta di istituti di esigue dimensioni, ci si accorge che gli ostacoli tendono ad amplificarsi per la presenza di fonti scarne, disorganiche o addirittura irreperibili. Emblematico il caso della confraternita di san Rocco, ove la fonte primaria, vale a dire l’archivio comprendente un tempo una cospicua documentazione finalizzata ad assolvere esigenze di gestione interna e regolare i rapporti con l'esterno, risulta lacunoso sia per lo scempio compiuto dalle truppe francesi e spagnole che nel 1744 saccheggiarono Chiusa, sia per la stoltezza di qualche scriteriato amministratore di fine Ottocento (cfr. Giovan Battista Botteri, Memorie storiche e statuti antichi di Chiusa di Pesio, Torino, 1892, p. 244). Il materiale cartaceo scampato a tali vandalismi è stato verificato nel 1996, con successive integrazioni, dal sottoscritto in un dossier a disposizione degli amministratori e degli studiosi di storia patria (d'ora in poi ASR). Comprende quattro volumi di delibere dal 1776 al 1935, alcuni libri di contabilità, una serie di testamenti e di atti notarili riguardanti la compravendita di beni patrimoniali a partire dal primo Settecento, due faldoni contenenti cause e atti di lite, censi e ipoteche, un fascicolo di corrispondenza varia, quattro autentiche di reliquie attinenti ai santi Diodata, Gaudenzia, Antonio da Padova e Lucia e al frammento della croce donato nel 1723 dal carmelitano padre Giovan Battista Valle priore del convento di Racconigi, alcuni contratti e scritture private riferite per lo più a cappellani ed organisti, una serie di progetti tra i quali quello a colori relativo alla facciata realizzato a inizio Novecento dal pittore di origini chiusane Bartolomeo Giorgis.

Preziose per lo sviluppo della nostra cronistoria si rivelano due pergamene conservate in cassaforte. La prima, datata 1750, contiene, in un latino aulico e protocollare, la riconferma dell'iscrizione all'arciconfraternita del Gonfalone di Roma, avvenuta nella chiesa di Santa Maria Maggiore il 23 maggio 1633 sotto il pontificato di papa Urbano VIII (1623-1644). Il documento fu probabilmente richiesto dai confratelli di san Rocco dopo la perdita degli incartamenti, scomparsi nel rogo appiccato pochi anni prima ad alcuni quartieri del paese dalle citate truppe franco-spagnole in procinto di assediare la piazzaforte di Cuneo. Nella parte conclusiva il testo comprende un elenco dettagliato di indulgenze relative alla casa madre e quindi legate alle chiese di Roma, con l'avvertenza però che ogni associata può modificarle a suo piacimento.

Ed è quello che fecero i confratelli, adattando e trascrivendo in lingua italiana su un secondo documento alcune delle predette “Indulgenze concesse alla Ven.da Confraternita di S. Rocco del presente luogo della Chiusa per mezzo dell'aggregazione del S. Confalone di Roma concesse dalla Santità di Papa Urbano VIII nel suo breve apostolato 1633 in perpetuo”. La maggior parte dei paragrafi appaiono ispirati ai principi della fede cristiana (Indulgenza plenaria a coloro che entrando in chiesa pregheranno per la prosperità del pontefice, l'estirpazione delle eresie, il trionfo di Santa Madre Chiesa oppure a coloro che in articulo mortis, confessati o pentiti, rievocheranno il nome di Gesù con la bocca o, se impediti, col cuore...), ma anche ai sentimenti di amore e solidarietà verso il prossimo (Cento giorni se soccorreranno i poveri e i miserabili o faranno pace coi propri nemici oppure se accompagneranno il SS. Sacramento agli infermi). Altri commi sono peculiari dell'associazione locale e propongono sconti di pena per chi in occasione della festività patronale fa visita all'altare di san Rocco, oppure interviene con devozione alle funzioni, alle processioni o alle sepolture dei confratelli, accoglie e ospita i soci di confraternite consorelle... Pur in assenza di datazione, anche questo secondo documento si può far risalire al 1750.

Degno della nostra attenzione risulta pure l’elenco dei rettori e dei confratelli che va dal 1776 al 1976, con l’aggiunta a matita di due nominativi risalenti al 1408 e al 1414 la cui attendibilità rimane tuttavia da verificare.

Le scarne fonti prodotte e tramandate all'interno della confraternita sono, almeno in parte, integrabili con quelle custodite da altre istituzioni locali, laiche ed ecclesiastiche. Dall’archivio della parrocchia di sant’Antonino (d’ora in poi APSA) emergono, ad esempio, le relazioni dei prevosti che si sono succeduti dal 1700 in poi, in special modo la dettagliata descrizione effettuata a fine Ottocento da don Oreglia. Più dispersiva, ma a tratti illuminante, risulta la lettura degli atti conservati nell’archivio storico del comune, riordinato e inventariato nel 1996 da Nirvana Cerato (d’ora in poi (ACC).

Resta sempre di notevole interesse documentale il citato volume di GB. Botteri, anche per il richiamo a carte attualmente non più reperibili negli archivi pubblici e privati, tra le quali va menzionato un Catalogo di morti, fratelli di s. Rocco, cominciante l'anno 1549 (pp. 244-252); così come le annotazioni raccolte in un opuscolo da Alberto Mandrile (Notizie cronistoriche della Confraternita di S. Rocco in Chiusa Pesio, Dogliani, s. d.), che ha compulsato alcuni incartamenti rinvenuti nell’archivio della Curia Vescovile di Mondovì (d'ora in poi ACVM).

Utile, non solo per uno sguardo d’insieme sulla vita religiosa della popolazione chiusana, ma soprattutto per l’indagine sulle opere artistiche racchiuse nelle confraternite, è la lettura del volume Pietre vive, edito in occasione del centenario di fondazione della nuova chiesa, con i contributi di Rino Canavese, Ezio Castellino, Lorenzo Bertone, Lorenzo Volpe (Boves, 1995). Offre invece spunti di curiosità un mio articolo, intitolato I tesori nascosti di san Rocco e pubblicato sul mensile La Bisalta nell'ottobre del 1995. Per l’aspetto architettonico ed artistico si fa riferimento anche all’articolo di Ernesto Billò apparso sulla rivista “Chiusa Antica”, n. 11, giugno 2007.

Tra le fonti a stampa si segnala il bollettino interparrocchiale La Bisalta, diffuso a partire dal 1920 in cooperazione con le parrocchie di Peveragno e Beinette, sebbene nella parte riguardante la valle Pesio e intitolata “Sulle sponde del Pesio” compaiano soltanto scarne annotazioni in merito ai festeggiamenti dei santi titolari di altari o a modesti lavori di restauro.

Mentre risultano ben delineati, oltre che stimolanti per la loro vivace vena polemica, i contrasti (più raramente le sinergie) scaturiti con i confratelli della SS. Annunziata, appaiono sfocati e scarsamente suffragati da fonti documentali i rapporti intercorsi con la confreria del Santo Spirito, associazione laica di antica genesi a carattere solidale, poi confluita nel Settecento nel novero degli enti assistenziali, con i quali spesso viene confusa. Pur motivati da un’identica matrice che si perde agli albori del Medioevo, i due istituti hanno assunto sin dall’inizio connotazioni peculiari e hanno percorso itinerari comunitari indipendenti anche se intersecanti: l’uno sul piano più prettamente religioso-penitenziale, l’altro su quello associativo-solidale. Ai fini della nostra ricerca non apportano dunque tangibili contributi i due volumi intitolati E.C.A. (l’ex Congregazione di Carità che nel Settecento aveva assorbito la confreria del Santo Spirito, oggi II.PP.A.B), conservati nell’archivio storico del comune, tanto più che iniziano solo dal 1873. E’ possibile che qualche annotazione marginale antecedente si possa ricavare dal vaglio della documentazione propria dell’ospedale-ricovero, riordinata solo in parte.