la parrocchia di sant'Antonino (pagina dimostrativa)

 

Le origini dell'Azione Cattolica

L'Azione Cattolica ebbe origine e si sviluppò in Europa intorno alla metà dell'ottocento al fine di porre un argine alla progressiva scristianizzazione della società mediante la collaborazione dei laici all'apostolato gerarchico della Chiesa.

Gli ambienti cattolici cuneesi che, fatte salve sporadiche iniziative, non si erano mai impegnati responsabilmente sulle questioni sociali, politiche, culturali di grande respiro e tensione che agitavano la nazione, cominciarono a muoversi a partire dal 1874, fondando Società di Mutuo Soccorso e Unioni Operaie, mentre sul terreno della propaganda religiosa diedero nuovo impulso alla gloriosa Compagnia della Dottrina Cristiana, ricostituita nel 1876 nella diocesi monregalese dal vescovo Placido Pozzi.

Solo con molto ritardo aderirono però all'Opera dei Congressi, un organismo fondato nel 1876 con l'intento di rafforzare la cultura e la vita sociale dei cattolici in Italia concentrando e potenziando le preesistenti associazioni laiche. Nella diocesi di Mondovì la penetrazione dell'Opera fu ancor più faticosa, sia per una sorta di modus vivendi che si era instaurato tra comunità religiose e amministrazioni civili, sia perché il vecchio vescovo Pozzi stentava a comprendere il nuovo clima sociale e politico che stava avanzando a grandi passi.

La situazione di stallo fu messa a soqquadro nel 1891 dall'annunzio della enciclica "Rerum Novarum", con la quale il papa Leone XIII in pratica sanciva l'elaborazione teoretica e le esperienze organizzative dei cattolici in merito alla dibattuta questione socio-economica. Fu la spinta decisiva per dar vita in Mondovì (come nella vicina Cuneo) di un Circolo aderente all'Opera, il cui spirito innovatore si espanse anche nei centri periferici soprattutto sotto il nuovo vescovo Giovan Battista Ressia, succeduto al vecchio Pozzi nel 1897.

Così non fu per Chiusa, dove l'attivismo e l'ingegno del prevosto don Oreglia erano completamente assorbiti dalla costruzione della nuova chiesa parrocchiale e dall'enorme gravame di debiti che ne erano scaturiti. I rapporti fra clero e amministratori -scriveva la liberale Sentinella- continuavano a mantenersi buoni "perché i preti accudivano al loro ministero, senza intransigenza e senza inframmettenze". E' dunque per questo motivo che nell'adunanza diocesana di fine secolo non troviamo rappresentata la comunità chiusana, non ancora costituita in comitato parrocchiale.

Assai positivo fu invece l'esito di iniziative economiche di stampo consociativo, alla cui origine si collocavano indubbie motivazioni di carattere religioso e assistenziale, come gli Istituti di credito, voluti dai cattolici e dagli esponenti più sensibili della classe dirigente liberale per sostenere il mondo contadino e artigiano nella grave crisi congiunturale di quegli anni, oppure le Cooperative di consumo, le Latterie sociali, le Assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro, ecc.

 

Il seme

All'alba del nuovo secolo una rivoluzione sociale e politica scosse le nostre contrade.

Sebbene la singolare configurazione del tessuto economico e culturale della provincia cuneese avesse ritardato l'espansione del movimento operaio, a partire dai primi anni del novecento presero corpo forme associative e sindacali di sinistra più compatte ed agguerrite. Anche in Chiusa nacquero leghe a difesa dei diritti dei lavoratori, come quelle dei muratori e dei ceramisti-stovigliai, e nel 1902 i socialisti fondarono una sezione.

In risposta all'avanzata delle sinistre ed in ossequio alle direttive della lettera pastorale del vescovo Ressia, nel gennaio dello stesso anno il dinamico pastore di sant'Antonino, don Claudio Cuniberti, di fresca nomina, con la collaborazione del curato don Antonio Ferrero, fondò in paese una sezione dell'Azione Cattolica dipendente dal Centro Diocesano di Mondovì. Il suo invito venne accolto da 148 giovani di buona volontà e dai fondamenti etici cristiani, giovani presenti quasi sempre al completo alle iniziative formative, religiose e culturali di quel primo anno: un lungo elenco comprendente tra gli altri Antonio Ambrogio, Antonio, Francesco e Giovanni Baudino, Giovanni e Luigi Becotto, Gaspare Bessone, Giovanni e Matteo Dalmasso, Giuseppe Dutto, Giacomo Mattalia, Giovanni Pepino, Giovan Battista Valle.

Era però indispensabile reperire un locale ove raccogliere i ragazzi. Ed ecco che il 27 settembre del 1904 il prevosto, con la collaborazione del curato don Domenico Cuniberti, suo cugino e come lui oriundo di Briaglia, aprì le porte di un oratorio festivo presso la vecchia parrocchia sul Paschero ormai sconsacrata. Sardonico il commento degli avversari, i quali interpretavano questo zelo come il segnale più evidente che il clero "voleva riprendere il mestolo in mano".

All'inizio l'oratorio stentò a decollare più per l'indifferenza delle famiglie che per una sorta di astio anticlericale, ma col passar del tempo le cose pian piano migliorarono fino a coinvolgere non meno di trecento fanciulli nella stagione invernale su un totale di quattrocento circa residenti nel concentrico.

Come si svolgeva l'attività? E' presto detto. Apertura con la partecipazione alla messa, spiegazione del vangelo in forma didattica, studio e recita della Dottrina cristiana a piccoli gruppi, catechismo, canto, recita delle orazioni, ma anche tanto divertimento sull'altalena o sulla giostra.

L'opera di animazione continuò per otto anni fra difficoltà e alterne vicende, finché fu del tutto abbandonata sia perché la località era un po' fuori mano rispetto alla chiesa, sia per carenza di personale addetto all'assistenza (suore dell'asilo, volontari).

Gli uomini confluirono invece nel Circolo cattolico di san Giuseppe (oggi più noto come "u circu" di via Turbiglio), le cui finalità statutarie richiedevano ai soci solide garanzie di moralità e di partecipazione attiva alla vita della chiesa: basti pensare che i locali della sede, allora siti nei seminterrati della parrocchia, venivano chiusi durante lo svolgimento delle funzioni religiose.

L'attività dei cattolici non mancò di esplicarsi anche in campo economico e sociale, soprattutto in favore della classe contadina, con la fondazione di una Unione Agricola, di una Cooperativa di consumo e di una Società di assicurazione contro gli incendi.