Il Risorgimento a Chiusa di Pesio (pagina dimostrativa)

 

La toponomastica

Se ci inoltriamo nel reticolato urbano di Chiusa di Pesio, nel cuore del paese ci imbattiamo in una caratteristica piazzetta intitolata al grande statista Cavour. Qui si affacciano i due ex palazzi marchionali, oggi adibiti rispettivamente a municipio e a complesso museale, ed un porticato, localmente chiamato Pellerino, sotto la cui ala nord campeggia, un po’ scolorita e quasi anonima, una lapide dedicata ai chiusani caduti nelle guerre del Risorgimento. Da questa piazzetta si dipartono due stradine dedicate rispettivamente a Giuseppe Mazzini e a Giuseppe Garibaldi, mentre non è menzionato in alcun modo un altro Padre della Patria, e cioè il sovrano Vittorio Emanuele II, forse per quello spirito un po’ campanilistico e un po’ indipendentista, nemico di ogni autorità costituita, che in passato ha caratterizzato la storia della valle. Se da via Garibaldi svoltiamo a destra, ci affacciamo su una piazza dominata dai ruderi del cinquecentesco castello di Mirabello: oggi si chiama piazza Tre medaglie d’oro alpine e via Roma (localmente Balou), ma sino agli anni Trenta del secolo scorso era conosciuta col nome di piazza Statuto. Ed è di qui che partirà la nostra breve cronistoria sulla Chiusa e sui chiusani nel periodo del Risorgimento (Per ulteriori approfondimenti si veda R. Canavese, Chiusa di Pesio dalle origini al duemila, 2008).

 

Lo Statuto Albertino

Dopo la concessione della costituzione da parte di Carlo Alberto avvenuta nel 1848, la popolazione chiusana prese parte ai festeggiamenti organizzati "in rendimento di grazie all'Altissimo per averci dato il migliore dei Re, e perché voglia maggiormente conservarcelo", come si legge su un articolo comparso in cronaca locale in uno dei primi quotidiani dati alle stampe in provincia di Cuneo e letti con avidità dalla classe più colta:"Pure noi non dobbiamo temprarci dal biasimare altamente coloro che dotti o non dotti, nati ieri o cent’anni fa, si prendono il tristo divertimento di sparlare degli amministratori meglio temprati, e si gettano sul nome de’ caldamente plaudenti alla novella Costituzione come su carne da bottino, e molte volte dovemmo fremere allo irriverente schiamazzo. Il suono giulivo delle vostre campane; la chiesa maggiore addobbata a festa; lo splendido ringraziamento al Signore; lo sparo dei mortajetti; la notabile elargizione di danaro agli indigenti; la pronta e svariata illuminazione delle vostre contrade ad alta notte protratta; i musicali soavi concenti di cui un gruppo di gentilissimi giovani volle allegrare le prime ore notturne; il globo aerostatico; gli evviva cordiali a Carlo Alberto, al massimo Pio, alla Costituzione (...). Abbiamo veduti uomini dei più ragguardevoli del villaggio battere le mani e commossi gridare col popolo: Viva Carlo Alberto, viva Pio nono, viva la Costituzione". Il sindaco Giacomo Ricolfi e l’amministrazione intera, “tutti annaffiano concordi le tenere pianticelle dell’italico Risorgimento” (P. Martini Giuseppe, Gazzetta della Divisione, 11 marzo 1848). In ricordo della fausta ricorrenza l'amministrazione comunale provvide a sottoscrivere cento azioni da due lire ciascuna da versare al comitato costituito per erigere in Cuneo un monumento a Carlo Alberto, mai portato a compimento a causa delle successive vicende, e ad assegnare il nome di Statuto alla storica e centralissima piazza del Balou o del Ballatoio.

 

La guerra

Ma lo Statuto non era che il preludio alla guerra contro l'Austria ed occorreva tenersi pronti ad ogni evenienza. I comuni furono chiamati ad attuare in tutta fretta le disposizioni governative, in primo luogo l'istituzione di una milizia chiamata Guardia civica, composta da volontari equipaggiati di fucile e di uniforme a spese del comune. Le esercitazioni paramilitari curate dagli istruttori e le sfilate in piazza al suono ritmato del tamburo si svolgevano sotto gli occhi curiosi e divertiti dei ragazzi, forse un po' meno dagli adulti, consci della gravità del momento. E il momento giunse improvviso quando i moti di Venezia e le cinque giornate di Milano convinsero il sovrano piemontese ad entrare in guerra contro gli austriaci. Tuttavia gli mancavano le doti precipue del grande condottiero, cosicché i primi veri scontri di Pastrengo il 30 aprile e di Santa Lucia il 6 maggio non si tramutarono in sostanzioso successo nonostante le buone premesse e l'abnegazione delle truppe. Noi vogliamo ricordarli perché tra i cadaveri raccolti la sera sul campo di battaglia di Santa Lucia fu ritrovato il corpo di Giovanni Battista Marabotto, il primo chiusano a cadere per la patria nelle guerre del Risorgimento. La sconfitta di Custoza, determinata più dalla mentalità rinunciataria dei generali piemontesi che dal valore delle truppe austriache, ed il successivo armistizio di Salasco (9 agosto) scossero l'opinione pubblica e gettarono il Piemonte in uno stato di tensione sociale e politica.